TERZO ALTARE A SINISTRA

 

Guercino, “Madonna coi Santi Francesco, Antonio abate e Bovo”, 1611-12 ca., olio su tela

 

Soggetto del dipinto: Maria con bambino e santi legati alla devozione popolare: San Francesco, Sant’ Antonio abate, e San Bovo. La composizione ha una struttura piramidale e di impianto molto tradizionale e diffuso nella pittura del Rinascimento: al vertice sta la figura più sacra, la madre di Gesù, poi in tre pose diverse i tre santi.

La rappresentazione di questi ultimi corrisponde alla loro iconografia più classica:

  1. Francesco con il saio e il libro di preghiere ai suoi piedi, le stimmate alle mani, il saio cinto da un doppio giro di cordone (cingolo)con tre nodi che simboleggiano i tre voti di castità, povertà e obbedienza;
  2. Antonio, anziano monaco (è considerato il padre del monachesimo orientale) col bastone munito di campanello, il maialino e un piccolo fuoco che richiama “il fuoco di sant’Antonio” nome popolare dato a una malattia, l’Herpes zoster, rispetto alla quale si invocava l’intervento di guarigione da parte del Santo.

San Bovo (1): di lui non sappiamo molto e non si tratta nemmeno di un santo molto rappresentato dalle nostre parti. Però a fianco di Sant’Antonio col tradizionale maialino, diciamo che San Bovo con questo stendardo con il bue, realizza una sorta di pendant ben appropriato a un dipinto destinato a una chiesa di campagna e commissionato da una comunità dove appunto i suini e i bovini rappresentavano una fonte di sostentamento fondamentale. E in effetti è considerato protettore degli animali domestici, in particolare invocato contro le malattie infettive dei bovini (in passato le sue raffigurazioni erano collocate nelle stalle).

È raffigurato con armatura da cavaliere, elmo, spada, reggente un drappo raffigurante un bue, una sorta di “segno di riconoscimento”

La pettinatura, i tratti del viso e la prestanza fisica della figura di S. Bovo, molto simili a quelli del San Pancrazio del dipinto che sta nell’altare di fronte, hanno fatto recentemente ipotizzare che ci si sia serviti dello stesso “modello” dal vivo per raffigurare questi due personaggi.

È interessante seguire la direzione degli sguardi dei vari personaggi.

Dal basso: S. Francesco in ginocchio, con le mani giunte, vestito del suo saio rattoppato (è il santo che più di tutti si è fatto povero per i poveri) guarda estasiato il Bambino che però non guarda lui: sembra più attratto dalla barba bianca del vecchio Sant’Antonio, anch’esso adorante e con negli occhi un’espressione di grande dolcezza. La Madonna guarda invece verso il basso, non si capisce se verso S. Francesco o più verso destra, verso l’ipotetico osservatore.

Sembra avere uno sguardo che vuole abbracciare tutta la scena, dominarla benignamente dall’alto del suo trono. Infine, lo sguardo sicuramente rivolto verso di noi, quasi a chiamarci dentro alla scena dipinta, lo sguardo, cioè, che stabilisce il contatto con l’osservatore: quello di San Bovo (1).

 

 

(1) Secondo un’antica biografia in parte leggendaria, sarebbe stato figlio di Adelfrido e Odelinda, nobili provenzali. Si distinse in numerose battaglie, in particolare contro i Mori che all’epoca compivano numerose incursioni nella Francia meridionale. Viene narrato che il suo eroismo fu fondamentale durante l’assedio della fortezza saracena di Frassineto, organizzata da Guglielmo I, duca di Provenza, nel 973. È patrono di Voghera (Pavia) dove si conservano le sue spoglie.

 

 

Madonna coi SS. Francesco, Antonio abate e Bovo